Il cavallo di Troia
Lo strano caso del Movimento che voleva cambiare il Paese e ha portato la destra al potere.
Un viaggio dentro la macchina del consenso che il M5S ha costruito negli anni.
Un’analisi dettagliata che svela come il Movimento abbia preso il potere attraverso l’utilizzo dei social network, creando, attraverso Facebook, una community compatta e capitalizzando il malcontento nei confronti della “vecchia politica”, in un contesto di crisi economica globale.
Esasperando il risentimento diffuso e utilizzandolo come leva per scardinare un sistema consolidato, il Movimento ha costruito un metodo e una struttura di comunicazione in grado di contrastare qualsiasi narrazione e imporre la propria, non sempre nel rispetto della verità.
Un lavoro che sembra improvvisato ma non lo è: agisce chirurgicamente sulla percezione degli individui, riesce sempre a proporre la risposta più semplice ai problemi del momento, asseconda umori e malumori diffusi, senza curarsi delle ripercussioni pratiche.
Il Movimento cambia faccia in base alla convenienza, paradossalmente senza perdere credibilità: clamoroso il divieto di alleanze con i vecchi partiti, tradito per governare insieme alla destra lepenista di Matteo Salvini. Un matrimonio che ha unito due macchine della comunicazione digitale capaci di occupare quasi interamente ogni spazio, relegando ai margini una sinistra al momento debole, specie in questo campo.
Di Maio si ritrova legato a un contratto di governo che assomiglia sempre di più a un cappio, mentre Salvini ha saputo sfruttare il carattere liquido del Movimento, rendendolo funzionale alle peggiori istanze della destra.
È questo l’inganno del cavallo di Troia: una volta che lo fai entrare, non sai cosa sta portando dentro le mura.
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